Visitando la mostra fotografica parlante NON CHIAMATEMI MORBO, può capitarti di venire travolto dalla bellezza inaspettata di un profilo di donna che emerge dal buio come una luce caravaggesca.

Superato lo stupore, arriva lo sbigottimento perché osservando il profilo sottile, ma luminoso dell’abito nero sul fondo nero, salta all’occhio la gravidanza avanzata. Sì, Valentina Margio, in quella foto era reduce di due scoperte: a soli 34 anni gli era stata diagnosticata la malattia di Parkinson. E, a raffica, che era incinta di Massimo, l’uomo che amava e con il quale condivideva passioni e progetti. Ma ora, oltre ai dolori provocati dalla malattia, arrivano le preoccupazioni: «riuscirò a tenere in braccio il mio bambino?»

La paura di non farcela la porta a soffrire di attacchi di panico. Ma Valentina è coraggiosa, è lavoratrice, è impegnata nel volontariato e reagisce sottoponendosi con successo a una terapia per il superamento dei traumi. Oggi Valentina è la mamma felice di Angelo e non manca alle iniziative di resistenza al Parkinson. Tenere vive le relazioni, non isolarsi, come spinge a fare la malattia, fa parte del kit della resistenza a Parkinson:

  • cura farmacologica sartoriale;
  • dieta alimentare;
  • movimento fisico;
  • cura del sonno;
  • coltivare le passioni
  • dichiararsi pubblicamente

La mostra nel suo tour per l’Italia (50 tappe, 15.000 visitatori), fa tutto questo.

Gli scatti sono di Giovanni Diffidenti, accompagnati da testi scritti da Roberto Caselli, magistralmente interpretati da Lella Costa e Claudio Bisio. Tutta questa bellezza ti avvolge e ti emoziona, ti fa condividere il coraggio di centinaia di migliaia di persone che il Parkinson vorrebbe mettere all’angolo.

È una causa urgente: fino a pochi anni fa colpiva gli ultrasessantacinquenni, ora il 10% delle nuove diagnosi riguardano persone con meno di 50 anni. Le previsioni sono di crescita esponenziale del Parkinson. Anche attualità è preoccupante perché si temono i pesticidi. Infine, i numeri delle vittime vanno raddoppiati perché a pagarne il prezzo delle decine di sintomi, ci sono anche i familiari caregiver. Oltre a curare la qualità della vita, bisogna combattere la depressione e lo stigma. Bisogna evitare la definizione di morbo che è ingannevole e alimenta lo stigma. Bisogna far conoscere e riconoscere questa malattia. Prima lo facciamo più lunga e felice sarà la nostra vita.

Il Parkinson va smascherato perché è una malattia che è 100 malattie.

Giangi Milesi

Presidente Parkinson Italia

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